| Quando si eseguono operazioni al verricello in montagna può succedere che il tecnico esca ad altezze anche di diverse centinaia di metri e, in ogni caso è opportuno che l'avvicinamento finale avvenga in una configurazione stabilizzata, in modo che ciascuno possa attendere ai propri compiti, previsti nella procedura in atto, senza dover cambiare posizione in momenti poco opportuni.
Sotto il punto di vista dell'esposizione al rischio, per la persona che esce all'esterno, il rischio complessivo aumenta al diminuire della quota di volo ed è massimo da quando si è committed to land. Sto parlando della somma dei rischi potenziali non prevedibili a priori. Nel rischio complessivo dell'operazione infatti non considero il rischio di caduta dall'alto, perchè è un rischio noto, valutato a priori, che si corre consapevolmente e per il quale la procedura di uscita del tecnico sul pattino, ovvero il complesso dei fattori: DPI, addestramento del personale, modalità di esecuzione, ...ecc., è già strutturata per renderlo minimo.
In linea di massima, sarebbe opportuno che l'uscita del tecnico avvenisse quando l'elicottero, per velocità (maggiore o uguale alla Vstay-up) e quota sull'ostacolo, è ancora abbondantemente in condizioni PC1, sicchè ogni eventuale manovra evasiva può essere intrapresa senza affanno.
Tu immagina di dover intraprendere una manovra evasiva a bassa quota, o un atterraggio forzato, mentre il tecnico si sta muovendo per posizionarsi fuori sul pattino e non è nella posizione migliore per osservare, riferire e dare eventuali indicazioni al pilota.
Sotto questo punto di vista il caso di Verona ci ha insegnato molto.
Per questo motivo ho commentato il filmato dicendo che l'uscita del tecnico sul pattino l'avrei anticipata maggiormente.
Edited by Grasso_Malghese - 13/9/2020, 17:08
|
